Tra i fattori di rischio più importanti da tenere in considerazione per una scorretta coagulazione del sangue, c’è la presenza troppo alta nel sangue di fibrinogeno, una proteina plasmatica che è direttamente coinvolto nel processo di coagulazione e può danneggiarne pesantemente la riuscita, qualora sia presente in maniera eccessiva nel plasma.
Cos’è il fibrinogeno e dove si trova
Il fibrinogeno è una proteina plasmatica che viene sintetizzata nel fegato, con lo specifico obiettivo di facilitare la coagulazione. Si tratta di un processo fondamentale per fermare le emorragie, impedire la formazione di coaguli che possono risultare pericolosi. Nello specifico, il fibrinogeno costituisce lo stato inferiore in cui la trombina opera, con lo scopo di favorire il fattore primo della coagulazione, convertendolo in fibrina. I parametri giusti per questa importante proteina prevedono una quantità compresa tra 150 e 400 milligrammi su litro. Se questi valori vengono superati, aumenta il rischio di malattie cardiovascolari anche gravi, come la trombosi, l’ictus, infarti, oltre ovviamente a gravi emorragie in caso di tagli profondi.
Quali sono i sintomi del fibrinogeno alto?
I sintomi del fibrinogeno alto sono vari, e facilmente riconoscibili se si presta attenzione. Si possono notare infatti stati emorragici frequenti, anche per piccoli tagli, presenza di ferite che non si rimarginano se non in tempi molto lunghi, disfribrogenia, follow-up nella patologia cronica del fegato ed episodi di trombosi.
Come misurarne i valori
Misurare i valori del fibrinogeno è facilissimo. Infatti, è sufficiente l’esame del sangue tradizionale per avere un responso rapido e attendibile. Ricorda che quando effettuerai l’esame dovrai essere a digiuno da almeno otto ore, per non favorire alterazioni dei valori rilevati. I fattori per cui il fibrinogeno potrebbe essere più alto sono vari: principalmente ad incidere sono le infiammazioni, la presenza di neoplasie, l’uso di contraccettivi orali, assunzione di farmaci quali l’eparina, stato di post-menopausa e gravidanza, tumori, uremia, ustioni, sindrome nefrosica, tubercolosi, artrite reumatoide, epatite e febbre reumatica. Nel caso i valori si dimostrino più alti del normale, può essere opportuno consultare il proprio medico di base, con cui concordare i passi successivi.
Come abbassare i valori del fibrinogeno
Come prima cosa, bisogna sapere che non è possibile operare direttamente per ridurre questo fattore di rischio. Inoltre, anche nell’ottica di cure e sostanze naturali, non sono ancora stati individuati principi attivi che agiscano in tal senso. In ogni caso, però, è possibile diminuire significativamente la presenza di fibrinogeno nel sangue, ad esempio correggendo la dislipidemia, ovvero il rapporto squilibrato tra il colesterolo buono e quello cattivo. Una mano importante arriva anche da uno stile di vita sano ed equilibrato. In particolare, come per tutte le altre malattie cardiovascolari, ridurre il peso corporeo può essere importante, magari tramite l’esercizio fisico. Può essere utile anche assumere meno zucchero e molto meno sale, così come sarebbe preferibile consumare solo cibi freschi invece che quelli già processati. Altra soluzione può essere quella di consumare alimenti ricchi di acidi grassi, con omega-3 e omega-6. Infine, l’estratto di Curcuma può aiutare con la sua funzione antiossidante, così coma la Nattokinase, un cibo giapponese ricavato dal seme di soia fermentato che ha, più o meno, lo stesso effetto dell’aspirina.